
L’8 e il 9 giugno ci recheremo alle urne per esprimerci su cinque quesiti referendari, tra i quali il Referendum Cittadinanza. Ci recheremo alle urne, sottolineiamo. Lo faremo in massa, milioni di persone. Nonostante alcune figure istituzionali, tra le più alte cariche del nostro Paese, calpestino la Costituzioni e invitino le persone ad andare al mare. Ci recheremo alle urne, ma serve che siamo in tantissimə a farlo. Serve che a farlo sia il 50% + 1 di noi, pena l’invalidazione dei referendum. Quel “+1” fa impressione: significa che ogni singolo voto conta, questa volta più che mai. Per il Refernedum Cittadinanza, e per gli altri quattro quesiti referendari che riguardano un altro tema cruciale: quello del lavoro.
Referendum Cittadinanza, siamo tuttə coinvoltə!
Cittadinanza: un referendum di tuttə. Questo è il titolo del webinar che abbiamo organizzato pochi giorni fa, con Kwanza Musi Dos Santos e Benedicta Djumpah, che è possibile guardare integralmente cliccando qui. Un titolo non casuale, che esprime in maniera diretta la nostra convinzione. Recandoci alle urne non facciamo un favore a una minoranza o a un gruppo specifico di persone. Recandoci alle urne onoriamo i valori fondamentali su cui si basa il nostro Paese.
“L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”. È assurdo che persone nate e cresciute in Italia, o che in Italia vivono da tantissimi anni, parlando la lingua e avendone totalmente assorbito la cultura, non possano ad esempio concorrere a un concorso pubblico e lavorare in ospedale. Nonostante magari qui abbiano frequentato l’università, nonostante l’Italia abbia investito sulla loro formazione.
”La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Siamo chiamatə, tuttə, a esprimere questa sovranità, è nostro diritto e dovere. Specialmente davanti alle derive autoritarie cui stiamo assistendo. Dobbiamo esercitare questa autorità, e l’autorità si esercita partecipando ai momenti di espressione democratica come i referendum.
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Cosa significa essere italianə? Citando Kwanza Musi Dos Santos e Benedicta Djumpah, non significa di certo avere una determinata quantità di melanina nella pelle. Non è di certo una caratteristiche che emerge dalle analisi del sangue. Essere italianə significa applicare ogni giorno i valori della nostra Costituzione. I valori di solidarietà garantiti dall’Articolo 2.
Essere italianə significa dimostrare di essere una grande comunità, capace di difendere non solo i più deboli, ma anche chi di questa comunità fa parte da anni. Chi studia insieme a noi, chi lavora insieme a noi, chi contribuisce con le proprie tasse all’economia del nostro Paese. Le persone che come noi prendono i mezzi pubblici o la macchina, le persone che siedono al tavolo vicino al nostro al ristorante, le persone che tifano per uno sport, che amano la pizza e la pasta o forse no. Ma che non hanno meno di noi il diritto a chiamarsi italianə.
Votare al Referendum Cittadinanza, tracciando una croce sul “sì”, non toglierà nulla a nessuna persona. Può fare però la differenza per molte altre.